lunedì 10 agosto 2020

aspettare
aspettare
aspettare sempre qualcos'altro

ma la vita è qui adesso

accontentati!

potresti scoprire di avere abilità inaspettate

devi solo decidere
di vivere adesso


resto seduta, immobile e paziente
perché qualsiasi cosa possa o voglia fare
non ti arriverà

tu aspetti altro


nel mentre che aspetti 
passa la vita 
senza fare nulla che ti faccia sentire vivo

fino a che qualcosa finalmente ti sorprenderà

la morte!




 


Ho passato la vita intera cercando di entrare in contatto con gli altri esseri umani senza ottenere un gran risultato. Ingabbiati, persi nelle illusioni per lo più inconsapevoli di ciò che li circonda. Impauriti e più spesso terrorizzati fanno emergere il lato più oscuro che non è affatto affascinante ma solo crudele.

venerdì 8 maggio 2020


"To call the tune"



(whether you like it or not)






I know who I am
I can accept to have something fragile
I can live with mine fears
I know exacly what I want
and I can feel good even if I will never have it

And you?

Can you?

Really!


Listen to the music and follow me...


(Video from you tube: Starway to Heaven, Led Zeppelin)

sabato 15 febbraio 2020




Ho conosciuto due persone splendide, come lo possono essere solo alcune volte gli esseri umani.
Oggi vi racconterò di P. una bella donna di 86 anni incontrata in Ospedale, sottile come un fuscello, delicata ed aggraziata. Delicata come le donne d’altri tempi ed aggraziata nei modi  e nell’abbigliamento, per lei biglietto da visita col quale si relaziona ai suoi simili. 
Abituata da secoli di sottomissione a stare al suo posto, un posto che è sempre un passo dietro agli altri, ha un’indole fiera, la fierezza di chi è consapevole di aver ricevuto molto più di altri nella vita, un amore durato 60 anni, un amore pieno di rispetto e gratitudine reciproca. Che poi lei, a differenza di molte sue coetanee, ha avuto anche un ruolo in 30 anni di lavoro al servizio di una importante e famosa azienda. 

Nello scorrere lento e noioso delle degenze in ospedale, quello che so di lei, i tratti salienti della sua lunga vita, lo apprendo dalle sue appassionate, arrotolate parole, ricordi che sono foto scattate in alta definizione e mi sorprendo a pensare che ancora una volta il caso fortunato le ha regalato un cervello fine, intelligente e con una rara capacità di guardare ben oltre la superficie delle cose o delle persone. Per questo il suo raccontarsi mi arricchisce di fatti, descrizioni ed emozioni, sentimenti declinati in tutte le sfumature umane. E mi scopro a pensare, col solito pensiero vacuo che deve catalogare le persone: toh, sta donnina quanto è sveglia! E quanto è spedita e dimentica del suo problema di saliva e deglutizione che in taluni momenti le fa intrecciare il suono dei suoi racconti con strani gorgoglii.
Legata ad un ideale di perfezione, questo suo gorgoglìo l’ha allontanata dalle persone, troppo dispiaciuta di dover propinare la sua strana salivazione all’interlocutore, che sia esso parente oppure no.
Fa presto la solitudine e l’isolamento a nasconderti dietro insane abitudini che prese singolarmente si risolverebbero in breve tempo ma che trascurate, da più di una persona, tutte insieme portano spesso alla depressione e come nel caso di P. all’anoressia. 

E’ schizzinosa P., lo ripete spesso: non ho mai mangiato il cibo degli ospedali, mi fa schifo, schifo proprio! Ma ora, qui in ospedale è seguita da un equipe di specialisti che sanno tutto sull’alimentazione umana e gli integratori, di quelli che si utilizzano per la malnutrizione. Sanno tutto sulla nutrizione ma sembra non sappiano nulla sulla comunicazione efficace, nulla sulle le relazioni interpersonali, o forse è solo più di quanto gli è richiesto dal loro lavoro o forse è più di quanto le loro laureate menti possano elaborare.

Che poi, per intenderci, io sono testimone e compagna di P. nella disavventura alimentare da ospedale e confermo che quel cibo fa davvero proprio schifo: schifo a vedersi, schifo ad odorarsi, schifo a mangiarsi! 

P. ancorata come uno scoglio al fondale delle sue certezze; non più della grande maggioranza del genere umano, a stento desidera lasciare una strada conosciuta per una sconosciuta. Però, sempre col suo stare un passo dietro agli altri si fida e affida restandone ogni volta delusa.  Da una parte la razionalità dei medici ai quali porrei almeno un paio di semplici domande: sapete cosa le piace mangiare e come le piace che vengano cucinati i piatti che ama mangiare? 

Dall’altra P. e il suo istinto di sopravvivenza che la guida verso le sue abitudini alimentari adattate alla sua ultima condizione.
Istinto e ragione, con forza uno esclude l’altro e viceversa, eccovi servito sul piatto da ospedale l’incomunicabilità per eccellenza!
Eppure ogni volta le viene detto che potrà scegliere dal menù ciò che più gradisce. Almeno quello! 
E invece no perché ogni volta che la donna col tablet è lì a dettare il menù per la scelta del giorno lei e sempre a fare qualche esame. Ed ogni volta che le arriva il vassoio la si vede prima guardare perplessa un’accozzaglia di verdure tagliate a cubetti perfetti galleggiare in un acqua incolore dall’odore nauseante, poi guardare scocciata il successivo vassoio con gli stessi cubetti verdi e arancioni, e poi ancora cubetti e la delusione si trasforma in desolazione, sconforto fino alla rabbia perché P. vorrebbe davvero mangiare.

Affido alla musica il compito di chiudere questa storia…

“Devi camminare mille miglia
nelle mie scarpe, solo per vedere
com’è essere me
io sarò te, scambiamoci le scarpe
solo per vedere come sarebbe
sentire il tuo dolore, tu avvertirai il mio
entrare nella mente dell’altro
giusto per vedere cosa si prova
a vedere la merda attraverso gli occhi degli altri

ma non permettere ti dicano tu non sia bello!”



domenica 25 agosto 2019

cercami







cercami nelle parole gettate alla rinfusa 
tra le righe dei racconti 
nelle sillabe delle poesie
scoprimi e raccontami quello che vedi
costruiscici una storia intorno
inventami ma non lasciarmi sola
senza il nutrimento delle tue parole







I put spell on you by Annie Lennox - Testo mio


domenica 9 dicembre 2018

lunedì 12 novembre 2018




il tuo sguardo penetrante mi incatena 
anche volendo non posso distogliere i miei occhi dai tuoi

nemmeno so come, ti trovo a un passo da me
troppo vicino, mi lasci senza respiro

con una mano mi stringi la gola
spingendomi contro il muro fetido di quell’oscuro vicolo

socchiudi le labbra in un sorriso crudele 
sei così bello, da svenire, e mi sembra strano che capiti a me

la mano ti scivola giù liberandomi il collo
adesso è il tuo corpo a bloccarmi contro la parete

preme e mi schiaccia 
sento la tua fame 

poi affondi i denti nel mio collo
solo pochi minuti
e mi lasci lì senza vita




Immagine e testo miei



domenica 21 ottobre 2018

grazie





Ho trattenuto il fiato per un certo tempo


In silenzio, interrotto dall’urgenza di parole di poco conto,
vorrei dire altro ma non oso metter forma a pensieri scomposti.
Nell’emozione non mi aspetto tanto presto quanto chiedi
e mi sorprendo di questa mia arrendevolezza.
Bevo la mia tazza di sciroppo dolce e amaro 
modulando il tempo, 
veloce come posso e il tono, 
con enfasi dove riesco a trovarla…




Immagine: Ritratto del figlio come Arlecchino, Pablo Picasso - Testo mio




domenica 7 ottobre 2018







Il calore della mente è superiore a quello dell'eros.


Chi amerà un ragazzo pazzo!








Foto dal web, aforisma di Alda Merini, musica David Bowie "Aladdin Sane"



giovedì 23 agosto 2018